Ritratto di donna con gioielli, scuola olandese, inizio XVIII secolo, del pittore Gerard Wigmana (1673-1741). Monogramma in basso a destra sulla base della colonna G.W.
Gerard Wigmana nacque a Workum, in Frisia, figlio del mercante Jan Tiaerdts e di sua moglie Gaitske Gatzes Wigmana (curiosamente, prese il cognome della madre). Wigmana sviluppò una passione per la pittura fin da piccolo, come testimonia un episodio successivo alla morte del padre, intorno al 1688: quando sua madre gli chiese di imparare un mestiere dignitoso, Wigmana rispose: “Se non posso imparare a dipingere, che impari a tessere”, intendendo che voleva diventare pittore a tutti i costi. Wigmana prese lezioni di disegno da un artista del vetro locale e studiò con il pittore tedesco Joachim Burmeister, prima di diventare allievo di Jelle Sybrandi, membro della Società Olandese dei Pittori. Intraprese poi un Grand Tour verso sud dal 1698 al 1702, visitando Parigi, dove studiò alla Royal Academy per un anno e mezzo all’inizio del viaggio. In seguito, proseguì per Roma, dove arrivò il 14 novembre 1699 ed entrò nello studio del pittore Giovanni Maria Morandi, egli stesso allievo di Pietro da Cortona. Nella Città Eterna, incontrò anche l’artista Daniel Seiter e fornì dettagli sulla vita di quest’ultimo al biografo Arnold van Houbraken. A Roma, copiò tre dipinti di Raffaello ed è noto anche per aver copiato un dipinto di Tiziano a Modena. Nel 1702, Wigmana era tornato al nord e viveva a Dokkum e Leeuwarden, dove si sposò nel 1707. Si affermò come insegnante indipendente e la stima di cui era tenuto è testimoniata dal suo incarico di insegnante d’arte per i figli della principessa Henrietta Amalia Johan Willem Friso e delle sue sette sorelle, che ricoprì per sette anni. L’artista si stabilì poi ad Amsterdam. Nel 1737 intraprese anche un breve viaggio a Londra. Il soggiorno di Wigmana in Francia e in Italia, dove studiò le opere dei grandi maestri del Rinascimento, si rivelò molto influente sul suo lavoro. Secondo il biografo Johan van Gool, l’artista realizzò così tante copie di Raffaello da essere noto come il “Raffaello Frisone”.
Wigmana nutriva opinioni sincere sullo sviluppo della pittura contemporanea, che espresse su carta e pubblicò con il titolo “Korte schets de denkbeeld, Om tot een groote volmaaktheid in de schilderkonst te geraken”, stampato postumo nel 1742 dal libraio Jacobus Ryckhoff. Wigmana elenca quasi cinquanta artisti le cui opere trovò fonte di ispirazione. Oltre a Raffaello, vengono menzionati anche Correggio, Guido Reni, Veronese e Tiziano. I dipinti realizzati da Wigmana dopo il suo ritorno dal Sud possono essere descritti come opere tipiche della scuola classica dei “fijnschilder”, ovvero pittori raffinati, che eccellevano nella raffigurazione raffinata e meticolosamente dettagliata di tessuti e trame. Fu piuttosto famoso nel XVIII secolo, ma fu ampiamente dimenticato in quello successivo, e fu solo con una pubblicazione di Theodor von Frimmmel nel 1907 che il suo nome entrò negli annali della storia dell’arte. A causa di questa relativa oscurità, molti dei suoi dipinti sono stati attribuiti ad altri artisti dell’epoca, in particolare Willem van Mieris e Adriaen van der Werff, e il processo di identificazione delle opere di Wigmana continua ancora oggi. Oggi si conoscono diverse decine di suoi dipinti, per lo più raffiguranti scene mitologiche, religiose e allegoriche, ma anche numerosi ritratti.
Quest’opera, recentemente scoperta e in ottimo stato di conservazione, è un tipico esempio del suo stile elegante ed è anch’essa firmata dall’artista. La bella donna raffigurata, riccamente vestita, mostra con orgoglio i suoi gioielli. La sua pelle color avorio risplende sullo sfondo, un dettaglio tipico di tutti i dipinti di Wigmana.
In una cornice in legno naturale intagliato (quercia) del XVIII secolo.
Misure:
Tela: 58,2 x 46,5 cm
Cornice: 78 x 65 cm