Venere con mela Scultura in marmo 1840 circa

8.500,00

Venere con una mela. Marmo statuario. Intorno al 1840.

Grande scultura basata sull’originale di Bertel Thorvaldsen conservato al Louvre.

L’elegante scultura raffigura Venere, la dea dell’amore e della bellezza. Rappresentata in piedi, in una posa sinuosa che mette in risalto le curve armoniose del suo corpo, la dea osserva silenziosamente il frutto che tiene con la mano destra, mentre con la sinistra tocca delicatamente il tessuto che per primo doveva coprire la sua nudità. Il suo viso perfettamente ovale mostra lineamenti delicati, messi in risalto dall’acconciatura raccolta che conserva la sua cascata di riccioli. Il frutto si riferisce alla mela d’oro della discordia contesa tra Minerva, Giunone e Venere, poi affidata a quest’ultima da Paride, principe di Troia, con la promessa di ottenere l’amore della donna più bella del mondo, Elena.
La scultura è basata sul famoso marmo del 1805 di Bertel Thorvaldsen (Copenaghen, 17 novembre 1770 – 24 marzo 1844) ora conservato al Louvre di Parigi.
Nato a Copenaghen, il giovane Thorvaldsen iniziò la sua attività di scultore aiutando il padre che, vedendo nel figlio doti artistiche, lo mandò all’età di dodici anni alla scuola della Reale Accademia di Belle Arti di Copenaghen. All’Accademia raggiunse altissimi livelli di bravura, guadagnandosi lodi e premi, ottenendo anche un regio stipendio per completare i suoi studi a Roma, dove arrivò l’8 marzo 1797 dopo alcune soste a Malta e Napoli. La sua fama a Roma è grandissima, pari a quella di Canova (Possagno, 1 novembre 1757 – Venezia, 13 ottobre 1822), suo rivale artistico, anch’egli stabilitosi a Roma nel 1781 dopo l’apprendistato a Venezia. I due scultori neoclassici si scontrarono infatti sugli stessi motivi e soggetti, dandone ciascuno la propria originale interpretazione. Sono queste figure della mitologia antica che, come le Grazie, Amore e Psiche, Venere, Ebe, rappresentano l’incarnazione di grandi temi universali nell’immaginario collettivo occidentale. Rispetto a Canova, Thorvaldsen incarna maggiormente lo stile artistico greco; le pose e le espressioni dei suoi personaggi sono molto più rigide e formali di quelle di Canova, sempre alla ricerca di una grande purezza formale. Si confronti a questo proposito la sua Venere con la mela con la Venere italica di Canova realizzata tra il 1804 e il 1812 e oggi conservata nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze. Comune è la scelta di rappresentare la dea della bellezza durante un momento intimo, ma se in Canova prevale la naturalezza del gesto della dea, che con modestia cerca di nascondere la propria nudità dietro un velo, in Thorvaldalsen è la grazia e l’armonia del plasticità del corpo che cattura lo sguardo dello spettatore. rappresentano l’incarnazione di grandi temi universali nell’immaginario collettivo occidentale. Rispetto a Canova, Thorvaldsen incarna maggiormente lo stile artistico greco; le pose e le espressioni dei suoi personaggi sono molto più rigide e formali di quelle di Canova, sempre alla ricerca di una grande purezza formale. Si confronti a questo proposito la sua Venere con la mela con la Venere italica di Canova realizzata tra il 1804 e il 1812 e oggi conservata nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze. Comune è la scelta di rappresentare la dea della bellezza durante un momento intimo, ma se in Canova prevale la naturalezza del gesto della dea, che con modestia cerca di nascondere la propria nudità dietro un velo, in Thorvaldalsen è la grazia e l’armonia del plasticità del corpo che cattura lo sguardo dello spettatore. rappresentano l’incarnazione di grandi temi universali nell’immaginario collettivo occidentale. Rispetto a Canova, Thorvaldsen incarna maggiormente lo stile artistico greco; le pose e le espressioni dei suoi personaggi sono molto più rigide e formali di quelle di Canova, sempre alla ricerca di una grande purezza formale. Si confronti a questo proposito la sua Venere con la mela con la Venere italica di Canova realizzata tra il 1804 e il 1812 e oggi conservata nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze. Comune è la scelta di rappresentare la dea della bellezza durante un momento intimo, ma se in Canova prevale la naturalezza del gesto della dea, che con modestia cerca di nascondere la propria nudità dietro un velo, in Thorvaldalsen è la grazia e l’armonia del plasticità del corpo che cattura lo sguardo dello spettatore.

Perfetto stato di conservazione.

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H cm 90

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